Friday, June 09, 2006

4. About the initiative

The planned construction of an oil terminal in the Bay of Trieste with its long-term pollution of the environment and militarisation the Slovenian coast (for a variety of safety reasons) poses an enormous challenge to the public. Indeed, the fact that this is a commercial project with vast international and political dimensions is the reason that we in the communications profession have decided to get involved.

Ricardo Illy, executive of the Illy coffee company, is one of the principal leaders of the environmentally controversial project for the construction of an oil terminal in the Bay of Trieste. This is despite the fact that the Illy company cultivates as part of its corporate culture the public image of an environmentally-safe commercial entity.

Everything indicates that these are empty words.

The Slovenian creative elite is launching an artistic project with the intention of expressing their opposition to the terminal. It is called ANTI-TERMINAL and is a collection of protest coffee cups.

Similar initiatives have been very effective in other countries. Projects that unite artists and other creative professionals emerge spontaneously at crucial moments that call for the moral and ethical dimensions as well as communications potential that these professions have in abundant supply.

The series of six coffee cups designed by six well-known Slovenian designers and artists expose the hypocrisy of Illy’s engagement in and promotion of an anti-environmental project when the stated business policy of the company is to be environmentally responsible, if not environmentally proactive.

This is a classic example of a gross mismatch between public image and the actual facts. This is a pervasive problem in the corporate world and one that we would also like to expose with our project.

The ANTI-TERMINAL team is- Design: Matevž Medja (1), Radovan Jenko (2), Saša Kerkoš (3), Petja Montanez and Klemen Selan (4), Tanja Radež (5), Zora Staničič (6) and Concept: Maja Hawlina and Oliver Vodeb (Peppermind) + Weblog: Lovro Žitnik (Peppermind)

4 Comments:

Anonymous Anonymous said...

initiative is great!

12:29 PM  
Anonymous Anonymous said...

More info about Illy, Military commander ad honorem ... pls translate, Aviano US base is near Slo also ...


Illy, comandante nucleare
di Andrea Licata

Il Gazzettino, 30 giugno 2005

Quest’anno è giunta una nuova inquietante conferma, praticamente definitiva, sulla presenza di bombe nucleari in Italia, ad Aviano e Ghedi in particolare, nell’ambito delle basi militari USA/NATO sulla terraferma: non ci sono state smentite, neppure parziali, da parte delle autorità politiche, militari o civili, alle dichiarazioni di un istituto di ricerche americane, il Natural Resources Defence Council di New York.

Nessuno ha più il coraggio di (s)mentire, almeno su questo punto, o trincerasi dietro la disinformazione dai toni ufficiali. La notizia ha evidentemente destato nuove preoccupazioni, anche nelle regioni confinanti dei paesi vicini, tra i cittadini e sulla stampa, anche a causa della posizione geostrategica avanzata della struttura, non lontana da Austria e Slovenia.

Le radiazioni, Chernobyl insegna, non si fermano ai confini di Stato.

Si è scritto diffusamente, anche a livello nazionale, della presenza di cinquanta bombe nucleari ad Aviano (più trenta in arrivo dalla Grecia?), ma nessuno, se non le gerarchie militari, può esattamente sapere che potenziale offensivo, a livello di armi di distruzione di massa anche di altro tipo ci sia dentro la base, come, d’altra parte, anche quali attività di sperimentazione e ricerca eventualmente si svolgano al suo interno, in maniera, come sempre, segreta.

A questo proposito, è opportuno precisarlo, di spaventoso potenziale bellico di tipo offensivo si tratta, se vogliamo ragionare in termini scientifici e laici e non propagandistici o di convenienza politica provinciale.

Il locale movimento pacifista, che è attualmente impegnato, tra l’altro, nella stesura di una legge regionale sulla pace, ha moderatamente reagito denunciando l’assenza di piani di evacuazione in caso di grave incidente. Voci di protesta contro la presenza nucleare si sono giustamente levate, in verità, da molti luoghi in Italia.

La situazione ambientale è molto grave in Sardegna, ad esempio, dove è notevole la presenza di attività militari ad alto rischio, a terra e in mare, ed è in crescita, non a caso, anche il livello di protesta degli abitanti dell’isola.

Per completare il quadro della situazione nucleare a livello militare, infatti, (in un paese che rifiuta l’energia atomica per i suoi rischi) va aggiunto che in Italia non mancano nemmeno i cosiddetti porti e sommergibili nucleari e che questa presenza riguarda anche il mar Adriatico.

C’è però, venendo al Friuli Venezia Giulia, un fatto politico perlomeno sorprendente a questo proposito: i gruppi pacifisti, prevalentemente, anche se non esclusivamente, legati ai partiti di Sinistra, tacciono, di fatto, sulla particolarissima posizione del presidente della regione, che mantiene il titolo di comandante onorario della base, anche in seguito alle nuove conferme sulla presenza del nucleare militare USA, l’unica superpotenza ad averne, storicamente, finora fatto uso in guerra.

I gruppi pacifisti avrebbero potuto, ma ancora non l’hanno fatto, esigere dal “moderato” Illy, in seguito a queste nuove informazioni sulla base USAF ed a causa della situazione politica internazionale, un passo indietro, e la richiesta forte di avviare responsabilmente i primi passi verso la conversione ad usi civili della struttura, in quanto incompatibile, ad esempio, con i dichiarati sforzi per la diffusione di culture di pace e l’impegno per la cooperazione delle amministrazioni locali.

Mantenendo, invece, in pieno bushismo il titolo di una base militare dotata di armamenti nucleari (e chissà quali altre armi di distruzione di massa) il presidente della regione Friuli Venezia Giulia Riccardo Illy si colloca, di fronte ad uno studioso di partiti e movimenti politici, in una posizione estremista. I pacifisti devono sciogliere questo nodo se non vogliono fare la comparsa nel gioco delle parti, in cui i veri estremisti, i sostenitori della guerra preventiva e dei suoi strumenti, figurano invece, contro ogni logica, come responsabili e moderati.

La situazione politica internazionale cui si faceva riferimento è aggravata, ad esempio, dalla violenza quotidiana in Iraq, che, è stato recentemente ammesso in maniera esplicita grazie a importanti inchieste giornalistiche, è oggi occupato militarmente a causa degli interessi petroliferi in gioco. Anche in questo caso non ci sono state smentite e sono scomparsi i politici italiani che chiamano in causa le ragioni umanitarie della presenza militare in quei luoghi.

In questa discussione, ancora una volta, i temi politici ed economici locali e globali si incrociano: da una parte il petrolio e la guerra ad esso collegata, cioè l’accaparramento delle risorse a tutti i costi, dall’altra la riflessione ecologica con l’opposizione al nucleare e a favore dei vantaggi offerti dalle energie rinnovabili.

Se vogliamo essere onesti intellettualmente dobbiamo quindi ammettere che la base non è qui per scopi difensivi, come le truppe italiane in Iraq non sono in quel punto particolare per scopi umanitari.

Abbandonare le posizioni estremiste, che fomentano guerre devastanti e la progressiva distruzione della natura è un passo utile ad una più rapida conversione ad usi civili della base di Aviano, attraverso, ad esempio, la valorizzazione immediata delle energie rinnovabili, alternative al nucleare e a una base pericolosa ed “energivora”.

7:27 AM  
Anonymous Anonymous said...

We are happy to learn that Trieste finally officially declaired itself against the gas teminals.

12:37 PM  
Anonymous Anonymous said...

dear friends, please translate about museum stuff in englesh - we want to understand everything.

2:52 AM  

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